giovedì 26 agosto 2010

Lo chalet, Homer, la Matassa e la vecchia pazza dei gatti

Martedì 8 Giugno 2010 -  Ho sognato che abito in uno chalet alpino, è tutto di legno scuro, fiori rossi sui balconi, montagne e colline erbose di un verde morbido tutt'intorno. Ho fatto i mestieri di fino dentro lo chalet, è tutto in ordine, ma sui corrimano delle scale e appesi un po' in giro sulla terrazza ci sono abiti vecchi e logori. Abiti che non mi vanno più bene perché troppo larghi e che non corrispondono a come sono io. Li guardo, sono quasi tutti neri o di colori scuri, informi e larghissimi, brutti. Io sono vestita con i colori degli uccelli del paradiso, ho delle piume di pavone ai lobi delle orecchie. Guardo le grucce appese ammassate di vestiti che non metterò mai più e decido: devo sbarazzarmene. Dietro di me c'è S. che sembra Homer Simpson in carne e ossa, mugugna e cerca di convincermi che non è così necessario... non vuole che io butti gli abiti vecchi. Lo mando via dicendogli di non preoccuparsi che quando tornerà potrà di nuovo toccare i corrimano. Mi accingo ad iniziare il lavoro, quando mi accorgo che dietro di me ora c'è la vecchia pazza dei gatti dei Simpsons, che urla e cerca di ostacolarmi. Il mio sguardo si posa su un sacco nero, guardo dentro e trovo una matassa di lana per fare un tappeto kilim. La matassa è nuova e bellissima, ed è arrotolata in modo che si capisce già che disegno avrà il tappeto una volta tessuto. Fuori dal sacco c'è una grande sciarpa con lo stesso disegno ma piena di buchi e strappata in più punti. Metto in mano la sciarpa alla vecchia pazza dei gatti e le dico di disfarla e fare un gomitolo per recuperare un po' di filo da unire alla matassa nuova. Lei si rabbonisce e mi dice che è capace di fare dei nodi speciali, invisibili, grazie ai quali otterrà un filo unico che potrò usare insieme a quello nuovo per tessere il tappeto e non si noterà dove c'è il filo nuovo e dove quello vecchio. Mi viene in mente mia nonna, anche lei faceva questi nodi, la vecchia si mette al lavoro tranquilla. Io comincio a tirare giù gli ometti con i vestiti vecchi e brutti e butto via, faccio dei sacchi distinti, scrivendo fuori con un pennarello cosa contengono, ABITI VECCHI. Mi sveglio. 

Gli Abiti rappresentano cosa si mostra all'esterno, la nostra immagine sociale ma gli "abiti" sono anche le Abitudini.
La Terrazza è la parte esteriore della casa, che è il nostro io. Ancora l'esteriorità. Io indosso abiti molto diversi da quelli appesi, finalmente ho indossato gli abiti dell'Esotica Sconosciuta, sono diventata l'Esotica Sconosciuta anche fuori, mi muovo sicura e decisa, valuto e risolvo le situazioni senza fatica. So cosa fare.
Il Tappeto rappresenta la trama della vita della persona, il proprio tessuto. Qui c'è filo nuovo per crearne uno da zero ma c'è anche l'intenzione di utilizzare insieme ad esso il filo della sciarpa vecchia. La Matassa nuova fa vedere il disegno che avrà il tappeto una volta finito. L'inconscio sa come siamo. Il disegno è uguale a quello della sciarpa vecchia e rotta. Ma il tappeto sarà fatto con filo nuovo e il disegno è bellissimo. L'inconscio riconosce il tessuto della propria vita come valevole, solo lo vuole ricostruire con nuovo materiale. Accetta di utilizzare il filo proveniente dalla sciarpa rotta perché riconosce il valore dell'esperienza passata, ma lo reintegra senza che da fuori sia possibile capire cos'è nuovo e cos'è vecchio.
Unire la sciarpa vecchia e rotta per creare un nuovo tappeto senza buchi, ma che contenga anche il vissuto di prima, riannodato con nodi invisibili, quindi un lavoro ben fatto, dalla vecchia pazza dei gatti, cioè io, quella parte di me folle, solitaria, isolata e aggressiva, ma bisognosa di riconoscimento del suo valore ed evidentemente di qualcosa di costruttivo da fare, di essere messa alla prova ed utilizzata per le sue qualità, per quello che è capace di fare molto bene: RIANNODARE I FILI.
Se i nodi sono invisibili, diventeranno invisibili anche per la parte conscia. Il Tappeto sarà senza difetti, un tutt'uno omogeneo. Niente più interruzioni, buchi, strappi.

Liberare per Toccare di nuovo il corrimano. Il Corrimano è il corpo. Toccare è l'azione sensuale/sensoriale.
Nel sogno voglio liberare i corrimano dai vecchi abiti che ci stanno appoggiati sopra, nascondendoli, per renderli visibili e toccabili di nuovo. C'è l'intenzione a permettere di far scorrere la mano sul corpo/corrimano senza vestiti, quindi senza ingannevoli immagini del sé e senza vecchie abitudini. Un corpo svelato e nuovo. Ciò indica un forte bisogno di contatto fisico.
Il lavoro, psichicamente, è stato fatto. La fine del sogno è lampante: il corpo è stato svelato, è stato reso accessibile e toccabile, ci si può far scorrere la mano senza impedimenti, nudo e libero, i vestiti brutti e logori non celano più la sua presenza, gli abiti vecchi (le abitudini) sono state messe nel sacco (il mio inconscio, la mia parte istintiva ha avuto la meglio su di loro) e per renderlo ancora più chiaro alla coscienza, alla parte razionale, sui sacchi chiusi ho scritto ABITI VECCHI. Come dire, non serve più aprire e guardare dentro il sacco, puoi buttare senza impicciarti di ciò che sto buttando. BUTTALI, FALLO E BASTA.

Nella realtà sono ancora con i sacchi da buttare in bella vista sulla terrazza. Sono gli ultimi kili, gli ultimi pensieri sbagliati, le ultime abitudini vecchie, gli ultimi concetti erronei sulla vita e come voglio viverla. Per qualche misterioso motivo faccio fatica a liberarmene. Nella realtà mi è venuto il gomito del tennista e alcune volte non riesco a sollevare pesi. Ho il gomito del tennista random. C'è una resistenza ancora da vincere per completare il lavoro. Nella realtà.

Ma io so, per esperienza diretta, che il sogno arriva sempre prima. Che porta alla superficie della coscienza quello che è già in atto. Il sogno ci dice che sta già succedendo.

Il sogno mi dice che il desiderio si è compiuto.

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