martedì 20 marzo 2012

Il Negozio di Passamanerie


Martedi 20 marzo 2012 - Lavoro in un negozio di stoffe e passamanerie, dai soffitti pendono lunghi scampoli di stoffa fluttuanti. Il negozio si trova su un pontile, dalle vetrate si vede un parcheggio e un piccolo lago. I clienti arrivano in macchina o con la loro imbarcazione, possono entrare da dove vogliono, le vetrate sono completamente aperte, soffia una leggerissima brezza proveniente dal lago, gonfia le tende e attorciglia in mulinelli gli scampoli di stoffa penzolanti. Io sono l'unica commessa, ma sono divisa in sette. Ogni settima parte di me ha un suo aspetto e carattere differente. Il negozio non ha orario. Ora e' chiuso ma tu entri, lo stesso, dalle finestre spalancate che danno sul lago. Mi accorgo della tua presenza per il fruscio dei tuoi capelli che hanno sfiorato la tenda. Nella parte piu' interna del negozio regna il silenzio e il buio. Lo spostamento della tenda dal quale sei entrato, ha creato una lama di luce che e' penetrata fino a li in fondo. Nella lama pulviscolo cosmico in sospensione. A tratti illuminato, riflette il sole. Mi vedo avanzare in tutte le mie sette persone, io sono a volte in un una a volte in un altra ma ho la percezione di essere tutte. Procediamo come un serpente, mosse da una musica rarefatta, spira dopo spira, ognuna con movenze diverse. Poi parte dall'ultima in cui io sono piu' presente una camminata a passi ritmati dai tacchi, come in una sorta di flamenco improvvisato, ogni parte di me segue il suo ritmo ma il risultato e un tappeto sonoro pieno e armonico. A sfilare usciamo dentro e fuori dalle vetrate. Stai osservando immobile seguendoci con sguardo ipnotico, un pezzo di passamaneria viola in mano. Mi sento risucchiata in un unica persona, capelli, veli, stoffe, tende, nappe e orecchini metallici, in un turbine caldo, freddo, duro, liscio, morbido. Mi sveglio.



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lunedì 19 marzo 2012

Con i Tacchi Alti


Domenica 18 marzo 2012 - Sono in una citta' straniera, credo Barcellona o una cittadina del sud della Francia, ho appena lasciato il negozio del parrucchiere. Cammino da sola per la strada, tacchi alti, vestita in nero con fodera del cappotto e suole delle scarpe rosse. La strada e' deserta, una via romana a lastroni di basalto, il rumore dei tacchi mi fa sentire che sto camminando a passo lungo e sicuro. E' giorno, luce fredda e vento gelido sulle guance. Carte per terra mi fanno capire che c'e' stata una festa, forse carnevale. Nella mano sinistra stringo il mio telefono, o almeno lo credevo, lo guardo e nella mano ho un telefono obsoleto, sembra una ricetrasmittente di forma trapezoidale, ha una sola manopola in centro. Penso che ho tirato su questo oggetto al posto del mio telefono, nel negozio del parrucchiere. Panico. Mi immagino il mio telefono appoggiato la', alla merce' di tutti. Metto la mano in tasca e lo trovo, non ho borsa. Cammino dritta e spedita, senza pesi inutili, senza zavorra, ho solo quello che mi serve: il mio telefono, portamento, un bel cappotto e tacchi alti. Non ho voglia di tornare sui miei passi per riportare la ricetrasmittente...mi sveglio.

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mercoledì 14 marzo 2012

Come Gestire un Cavallo.

Sabato 10 Settembre 2011 - Stamattina sul tragitto per andare al lavoro, davanti a me c'era un trasporto cavalli. La scritta ATTENZIONE TRASPORTO ANIMALI VIVI mi ipnotizzava...e se si aprisse improvvisamente?  Mi viene in mente di quella volta che ho sentito raccontare la storia di un camion di questo tipo, viaggiava in autostrada gli si apre il portellone e il cavallo salta giù. In mezzo alle macchine che sfrecciano. Imbizzarrito, confuso, il cavallo si scaglia correndo a ritroso contro una macchina. Centinaia di milioni di danno, al proprietario del cavallo...manco gli avesse azzoppato Varenne.
Guardo il trasporto cavalli, così snello e traballante ad ogni buca. Li dentro c'è questa bestia meravigliosa.
Rallento...metto un po' di ulteriore distanza tra me e il camion. Metti che sbuca fuori il nuovo Varenne?

Mercoledì 14 Marzo 2012 - Avevo ragione.

lunedì 12 marzo 2012

Dioniso e il Cancello

Sabato 10 marzo 2012 - Sono in caccia, sto andando in macchina per incontrarmi con Dioniso. Ho deciso che non posso piu' aspettare. Con me c'e' anche K., ha voluto per forza seguirmi e io estenuata alla fine ho acconsentito, se ne pentira'. Arrivo nel solito posto dell'appuntamento. Dioniso e' in ritardo, io vado in bagno e inizio da sola. Sono in piedi, appoggiata al muro nell'angolo, stordimento e orgasmo. Si apre la porta ed entra Dioniso, lo bacio subito, e' una sensazione bellissima, poi mi preoccupo piu' volte che abbia girato la chiave per chiudere la porta, mi tranquillizza ma io devo controllare di persona. La porta non era chiusa. Chiudo la porta e tengo il mazzo di chiavi. Lo facciamo nel bagno, in piedi, baci mani corpi convulsi. Improvvisamente sono all'aperto. Fuori dal bagno, dalla casa, dal giardino recintato. Sul marciapiede a ridosso del cancello da cui si accede alla proprieta'. Sono sdraiata per terra, addosso ad una ragazza seminuda, e' bella, giovane, il corpo snello ed efebico, leggero. Comincio a baciarla sul collo e le tocco i seni sotto gli occhi esterefatti di K.. La ragazza diventa ritrosa, non vuole, mi dice che mi sto comportando come un maschio, che non funziona cosi, che non vuole farlo per strada. Mi alzo e mi dirigo verso Dioniso, ci sono persone intorno a lui, amici. K. vuole portarmi via. Non so come salutare Dioniso, perche' in effetti non voglio andarmene, lui mi tira a se' e ci baciamo, mi afferro al cancello a cui e' appoggiato e lo comprimo con tutto il mio corpo, come a voler passare attraverso di lui e poi oltre la recinzione. E' un bacio lunghissimo, profondo, di intima comunione, contatto, ma alla fine mi dice che non ci rivedremo piu', chiedo perche', ma lui dice soltanto che e' meglio cosi'. Sento un fiotto di gelo nel cuore, fa malissimo, mentre intanto, sotto, pulsa un globo di calore che si spande, sto' venendo. Mi sveglio.

Il bagno onirico e' il luogo dove ci si purifica, dove lasciamo andare lo scarto dei nostri processi di cambiamento e dove ci si lava per tornare puliti. La chiave rappresenta la scoperta, il potere e il comando. Nella serratura indicano il potere dell'adattamento e che si ha la potenza energetica per operare il cambiamento (giro la chiave e mi tengo il mazzo, e' mio). Il recinto contiene lo spazio protetto della nostra vita interiore, all'interno ci sono i sentimenti e l'utensileria costituita dai nostri meccanismi di pensiero e le nostre virtu'. E' lo stato interiore che porta a voler vivere nella totale consacrazione delle proprie convinzioni. Non posso piu' accedere al mio giardino, alla mia casa, passando attraverso il corpo di Dioniso, non e' piu' possibile. Anche la ragazza nuda lo sostiene, che se la voglio devo portarla in casa. La ragazza nuda sono io. La casa di cui posseggo le chiavi del bagno. E se posseggo il bagno, allora anche la casa e' mia, e il giardino protetto dalla recinzione. Nel mazzo di chiavi c'e' anche quella per aprire e chiudere il cancello. Devo cercarla.


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venerdì 9 marzo 2012

Sogni Tattili - Arruffamento

Venerdì 9 marzo 2012 - Ti ho sognato stamattina, un sogno di sensazioni tattili e olfattive, di variazioni di temperature e pelle, ad occhi chiusi, solo percezione di te. Di capelli che mi sfioravano, di sentirmi respirata, di alito caldo sulle mie guance. Un sogno arruffato fatto solo di sensazioni, un sogno fatto solo di te.

lunedì 5 marzo 2012

La Radiografia (rivelazione)

L'avevo chiamato, il mio io interno, non ricordavo di averlo fatto finchè mi è capitato di rileggere qui . Blateravo, come al solito, sull'altro mio blog, di come bisognerebbe approcciarsi al cibo e mi dicevo che se mangi poco la sera, vai a letto con la pancia e la mente sgombra di schifezze e magari riesci a sognare come sei dentro. A permettere all'inconscio, lasciando la via libera tra pancia e cervello, di parlare. Come parla l'inconscio? Con i sogni, le metafore, i simboli, i giochi di parole, le immagini contenute nei sogni.
L'avevo chiamato, era un po' che non ricordavo i sogni ed era tantissimo che non sapevo più a che punto ero. Ho fatto un sogno all'apparenza semplice, la scansione del mio corpo con una radiografia. In effetti nel sogno c'è tutto quello che deve esserci. Cosa mi dice il sogno? che sono tornata normale. Non più un crostaceo duro fuori (la corazza) ma troppo tenero dentro. Come tutti gli esseri umani sani, sono morbida fuori, fatta di carne, ma con uno scheletro duro dentro. Che è forte, che resiste agli urti. L'esoscheletro non è per gli esseri umani. Nel pentolone della vita si rischia di rimanere cotti dentro, la corazza si spezza e si è in balia di chiunque si voglia nutrire di te.
E cosa c'è dentro lo scheletro? Protetto dalla struttura ossea c'è il cuore che pulsa. Luminoso e caldo. Pronto.



sabato 3 marzo 2012

Breve Corso sui Sogni

I sogni sono modelli che si ripropongono constantemente con sfumature sempre diverse.
[...]
Era il mio sogno o quello del mio cliente? Le mie immagini diventano sempre piu' vaghe, come se una potente fionda mi scagliasse nell'anima di qualcun altro, lacerato tra propulsione e repulsione.
[...]
Un sogno e' un accadimento nello spazio, una sua articolazione. Durante il sogno crediamo di essere svegli, cosi come crediamo di esserlo quando lo siamo veramente. Ecco perche' e' importante ricordare i sogni come strutture spaziali, di modo che le nostre esperienze nello spazio del sogno possano essere ricordate adeguatamente.

(estratto da Breve Corso sui Sogni di Robert Bosnak)

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giovedì 1 marzo 2012

La Radiografia


Giovedì 1 marzo 2012 - Mi sveglio da un sogno confuso, cerco di riacchiappare le ultime immagini... da uno scanner escono radiografie di me, il corpo in posizione fetale... tutte le costole in evidenza e una luminescenza dove c'è il cuore. Mi sveglio. Sono attivata.
Sottoporsi a una radiografia onirica è indice di una volontà di cambiamenti decisivi, sicuri di avere protezioni esterne e di essere pronti, fin nelle ossa, alla modificazione strutturale della nostra vita.